Prevenzione delle malattie infettive

La Regione Lombardia vuole fornire agli operatori della prevenzione ed a tutti i cittadini strumenti adeguati a contrastare molte malattie ancora frequenti, specie nei bambini e giovani. Con il coinvolgimento degli operatori sanitari nella fase di stesura, ha perciò emanato il provvedimento "Sorveglianza, notifica, controllo delle malattie infettive: revisione e riordino degli interventi di prevenzione in Regione Lombardia".

Le malattie infettive, benché con aspetti molto diversi rispetto al passato, sono ancora diffuse: dalle meno preoccupanti (come influenza, malattie esantematiche, salmonellosi) alle più impegnative (epatiti virali, meningiti, tubercolosi, AIDS).

Spesso, di fronte a casi singoli o focolai di epidemia, subentrano paure ed allarmismi: è ancora diffusa l'erronea convinzione che tutti i mezzi possibili, dall'isolamento dei malati alla disinfezione di case e scuole, siano sempre assolutamente necessari.

Perché "revisionare" gli interventi di prevenzione delle malattie infettive?

Nonostante dati statistici e ricerche epidemiologiche hanno rivelato molti "segreti" della trasmissione di malattie infettive, non sempre gli strumenti di prevenzione utilizzati hanno seguito l'evoluzione scientifica.

È ormai noto che la maggior parte delle patologie si diffondono già dal periodo di incubazione, quando cioè non vi sono ancora sintomi chiari della malattia, che in molti casi il contagio può essere evitato adottando semplici precauzioni e misure di igiene purché applicate costantemente anche in assenza di persone malate e ancora che tutti i virus e molti batteri sopravvivono, fuori dal malato, per pochissimo tempo e, dunque, la disinfezione degli ambienti si rivela inutile se non dannosa (per la selezione di ceppi resistenti).

La Regione ha ritenuto opportuno recepire le novità del mondo scientifico, traducendole in indicazioni operative applicabili al contesto lombardo .

Quali sono le novità?

Innanzitutto cambia l'atteggiamento degli operatori sanitari: ai medici, assistenti sanitari ed infermieri, raccordati in un'efficace rete di comunicazione, viene richiesto di potenziare le attività di sorveglianza delle malattie infettive, in maggior sinergia con i medici di famiglia e gli specialisti ospedalieri.

La segnalazione di malattie infettiva è resa più semplice e meno burocratica, in modo che si possa disporre di dati effettivi: in passato a volte non è stato così, poiché in molte situazioni la malattia non veniva regolarmente segnalata all'ASL.

E ancora:

  • presso l'ASL saranno disponibili, nell'arco delle 24 ore e per tutta la settimana, operatori in grado di ricevere le segnalazioni da parte dei medici curanti per mettere in atto, nei casi necessari, interventi di prevenzione immediati
  • il Dipartimento di Prevenzione dell'ASL effettuerà ricerche per comprendere come si è diffusa la malattia, chi è stato contagiato, da dove è originata l'epidemia
  • per le malattie più gravi e contagiose l'ASL informerà tempestivamente i famigliari e le persone venute a contatto (nella scuola, al lavoro, in luoghi ricreativi o sportivi) con il malato su esami, farmaci, vaccinazioni da effettuare per prevenire ulteriori casi

Tutti questi interventi di prevenzione saranno gratuiti.

Prevenire o controllare?

Occorre cambiare la mentalità: pensare cioè alla prevenzione delle malattie infettive, incentivando gli interventi disponibili prima che si manifesti una malattia infettiva e non solo quelli posti in atto quando la malattia si è manifestata e quindi utili al suo controllo.

Il mezzo di prevenzione sicuramente più efficace è costituito dalle vaccinazioni. Altrettanto importante è l'adozione di misure igieniche di routine , che divenute parte del comportamento abituale, evitano di essere raggiunti dai microbi.

La sorveglianza e il controllo delle malattie infettive in collettività

Il documento della Regione Lombardia passa in rassegna le singole malattie infettive, e fornisce per ciascuna di esse precise indicazioni circa ciò che si deve fare per la tutela della salute collettiva di fronte al verificarsi di 'casi'. Questa revisione sistematica è stata fatta ispirandosi al principio di ricerca di evidenza dell'efficacia di taluni interventi di diagnosi, di cura e di prevenzione (Evidence Based Medicine), ormai adottato in numerosi Paesi.

Ad esempio, il sistema sanitario inglese ha riesaminato tutti i dati disponibili sull'efficacia dell'allontanamento da scuola di bimbi nel prevenire il contagio dei compagni ed in moltissimi casi si è evidenziato che periodi superiori ai cinque giorni non avevano nessun vantaggio per la classe. Le Società scientifiche hanno evidenziato l'inutilità delle disinfezioni di ambienti scolastici per impedire la diffusione di parassiti; studi sui vaccini ne hanno dimostrato invece l'utilità, in alcuni casi, nel limitare i casi secondari se somministrati prontamente (es.: fratellini di malati di morbillo).

L'insieme delle conoscenze è stato quindi "tradotto" in schede per le diverse malattie: in alcuni caso confermando quanto già si fa, in altri introducendo misure più stringenti, in altri ancora eliminando interventi di nessuna evidenza.

È stato anche affrontato il problema di cosa fare quando, a scuola o in un ambiente lavorativo, una persona manifesti sintomi che potrebbero essere causati da una malattia infettiva che quindi potrebbe rappresentare una fonte di infezione per altri.

Spesso l'esordio di una malattia infettiva avviene in modo improvviso e dunque può verificarsi nel momento in cui il soggetto è in collettività, scolastica o lavorativa . Naturalmente in tale fase non è diagnosticabile l'eventuale contagiosità del malessere, poiché i sintomi d'esordio sono generalmente aspecifici (febbre, cefalea, artralgie, astenia..) e quindi neppure tipici di malattia infettiva. Tuttavia, specie per quanto riguarda bambini e ragazzi, è bene evitare i contatti ravvicinati con gli altri soggetti e informare tempestivamente il genitore affinché provveda il prima possibile al rientro in famiglia se non, nei casi più gravi, all'invio presso strutture sanitarie.

"Potenziare", non "ridurre" le attività di prevenzione

L'obiettivo è potenziare e soprattutto qualificare l'attività fin qui svolta. Si vuole evitare che medici ed assistenti sanitari siano impegnati , ad esempio, in visite scolastiche per problemi di pediculosi (interventi che in Paesi come l'Inghilterra o il Canada sono giudicati del tutto inutili a ridurre la diffusione di questo parassita) ed utilizzino invece le risorse disponibili per la promozione di campagne vaccinali – quella contro il morbillo, parotite e rosolia consentirebbe risultati mille volte più utili alla comunità- , i controlli e la ricerca dei casi latenti di tubercolosi, l'educazione sanitaria sull'igiene degli alimenti.